“Assunta la carica episcopale, non è nelle nostre capacità illustrare a sufficienza le sue qualità e la grandezza del suo comportamento. Egli, infatti, restò sempre l’uomo che era stato prima: la sua umiltà di cuore rimase inalterata, identica anche la povertà del suo abbigliamento; e così, ripieno di autorità e di grazia, aveva tutta la dignità di un vescovo senza abbandonare il genere di vita e la virtù di un monaco.” (Leggi il resto su Romualdica).
San Martino è noto e venerato in tutta Europa e di lui si ricorda principalmente l’episodio che ne determinò la conversione: in un gesto di carità nei confronti di un povero infreddolito, gli dona metà del proprio mantello. La notte stessa sognerà Cristo che parla ai suoi santi angeli: “Martino, che non è battezzato, mi ha rivestito”. Al risveglio scoprirà che il mantello è tornato integro. In seguito, abbandonerà l’esercito e chiederà il battesimo.
San Martino (che era di origini ungheresi e in gioventù fu un soldato romano) è soprattutto un monaco, discepolo del santo vescovo Ilario di Poitiers, è il fondatore del primo monastero conosciuto in occidente, a Ligugé, e il primo santo non martire ricordato nella liturgia.
Non ci siamo sottratti alla splendida tradizione (di origine germanica, credo) di realizzare le lanterne di san Martino e questa mattina i bambini, appena svegli, mi hanno ricordato: “Oggi è san Martino”. Per noi questo non è la fantastica traduzione di un mito, adattato a menti infantili, né una festa della luce nel momento dell’anno in cui le giornate si accorciano (sebbene sia anche questo), è la descrizione di una splendida realtà, a cui siamo chiamati in virtù del battesimo.
«Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù». (Ef 2, 19-20).
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