Dando per scontato che i miei tre lettori abbiano già sentito l’espressione, per la quale li rimando eventualmente all’articolo introduttivo di Jean-François Mayer dal titolo L’«opzione» Benedetto, che avevo tradotto in passato, vorrei qui chiarire un punto specifico e particolarmente contestato.
Nel libro, nelle interviste e nei vari interventi fatti da Rod Dreher sulla sua proposta di una “strategia per cristiani in una nazione post-cristiana”, l’autore chiarisce ripetutamente che non si tratta di una fuga dal mondo né, tanto meno, di una sorta di “scelta religiosa”, come quella che fu promossa a suo tempo da don Giuseppe Dossetti e da parte del cattolicesimo democratico in Italia. Non si tratta qui di “sciogliersi” nella società, di diventare cristiani anonimi, né di rinunciare del tutto a una dimensione pubblica, ove questa sia possibile. Ma non si può nemmeno continuare a illudersi di essere maggioranza nella società, pensare di vincere domani le elezioni con qualche uomo della Provvidenza e raddrizzare in una legislatura decenni di deriva morale, dottrinale e antropologica.
Dreher ritiene che, data la situazione attuale, ad esempio, abbia più senso impegnarsi nel cercare di eleggere dei politici locali decenti, piuttosto di immaginare di essere ancora la “moral majority” del paese e agire di conseguenza. Ciò vale tanto negli Usa quanto in Italia e in Europa. La dissoluzione rapida non solo della pratica religiosa, ma anche dei contenuti della fede all’interno delle varie confessioni, non può fare illudere sul fatto che venga presto il momento in cui una società cristiana possa essere ricostruita. Nell’attesa, vanno costruiti gli uomini, conservata l’ortodossia e il culto, anche agendo politicamente, ove necessario, ma su temi mirati. In un certo senso, si chiede di riconoscere che siamo al lumicino, le forze sono poche, e bisogna scegliere bene su cosa spenderle. Non con una strategia di “autoliquidazione” o “scelta religiosa”, al contrario, con una strategia fortemente identitaria, che vuole attrezzarsi per sopravvivere fino a condizioni più favorevoli. Nella pratica Dreher delinea alcuni punti salienti, facendo esempi di vario tipo: dalle piccole comunità urbane che gravitano attorno a delle parrocchie cittadine alla “separatezza” di comunità rurali fortemente autosufficienti, anche dal punto di vista liturgico ed educativo, come avviene ad esempio a Clear Creek, si veda a proposito il mio articolo Nascantur in Admiratione.
Prendo spunto da uno schema trovato su un blog americano, Bradford Littlejohn (tra parentesi trovate il numero di pagina dell’edizione americana a cui si riferiscono le varie voci):
Chiesa
- Impara la ricchezza della tua tradizione teologica, riscopri il tuo passato (102-5)
- Culto liturgico (105-13)
- Spostare l’attenzione su Dio che ci parla, piuttosto che sulla nostra espressione di noi stessi
- Coinvolgimento del corpo come dello spirito
- Un ritmo che disciplini i nostri desideri
- Riscoprire il digiuno (114-15)
- Recuperare la disciplina della chiesa (116-17)
- Evangelizzare con la bontà e la bellezza (117-19)
Comunità
- Stabilire la casa come “monastero domestico” (124-26)
- Preghiera quotidiana in famiglia
- Reciproco amore e servizio
- Ospitalità
- Volere essere non conformisti (126-27)
- Pensare a gruppi di pari per i proprio figli (127-28)
- Evitare di idealizzare la famiglia (128-29)
- Vivere nelle vicinanze geografiche della propria comunità(130-34)
- Stabilite forti legami sociali nella comunità ecclesiale(134-35)
- Stabilire, per quanto possibile, legami ecumenici con altre chiese locali(136-38)
- Non fare un idolo della comunità (138-39)
- Partire dove si è, piuttosto di tentare di realizzare la perfezione (139-42)
Educazione
- Recuperare l’educazione classica cristiana (145-46)
- Recuperare l’idea di educazione come la trasmissione di una cultura, non un semplice addestramento utilitarista (147-50)
- Immergere gli studenti nella Scrittura (150-52)
- Immergere gli studenti nella storia della civilizzazione occidentale (152-55)
- Lasciare le scuole pubbliche (155-58)
- Riconoscere che la maggior parte delle scuole cristiane sono delle barzellette (158-59)
- Avviare scuole classiche cristiane (160-65)
- Se non è possibile, fare homeschooling (165-66)
- Stabilire/partecipare a comunità o centri studio cristiani all’università (166-73)
Lavoro
- Ricordare che una vocazione è per Dio e per gli altri, non primariamente per i soldi (177-79)
- Riconoscere che in molte chiamate, la fedeltà al cristianesimo presto arriverà a chiudere le possibilità di avanzamento di carriera, se non proprio l’ingresso (179-83, 185-86)
- Ma non fare di tutto una battaglia (183-85)
- Essere imprenditoriali nel creare nuovi contesti di lavoro cristiani (188)
- Stabilire reti di impiego cristiane (188-90)
- Considerare di imparare un mestiere, lavorare in una fabbrica (190-92)
- Prepararsi ad essere più poveri e più emarginati(192-94)
Sesso
- Preservare l’importanza di un’etica sessuale cristiana (197-201, 204-5)
- La Chiesa deve insegnare apertamente quel che riguarda la sessualità (205-8)
- Radicare la morale sessuale nell’amore di Dio, non nel moralismo (208-10)
- I genitori devono insegnare ai propri figli quel che riguarda il sesso (210-12)
- Fornire un forte sostegno alle persone sole da parte della comunità (212-14)
- Combattere duramente la pornografia (214-16)
Tecnologia
- Essere disposti a mettere in questione l’aspetto morale degli sviluppi tecnologici (220-23)
- Riconoscere che internet è un ecosistema di distrazione (224-25)
- Praticare alcune forme di digiuno digitale (226-29)
- Non dare gli smartphones ai bambini (229-31)
- Non usare social media durante il culto (231-32)
- Fare più cose manuali (232-33)
- Non dare per scontato che tutto il progresso scientifico sia buono (233-36)
Devo dire che molte cose per me hanno senso. E anche se metterei qua e là degli accenti diversi e forse persino diminuirei il numero delle indicazioni da seguire, nella sostanza direi che ci sia poco di non condivisibile, forse sarei solo un po’ più radicale dello stesso Dreher, specie quando dà l’impressione che una confessione o l’altra pari siano, purché mantengano intatto un certo grado di purezza liturgico-dottrinale. Ad esempio, specificherei la parte riguardante la Chiesa, caldeggiando un ritorno alla Messa secondo il rito di san Pio V, una catechesi rigorosa secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Catechismo di san Pio X, digiuno, Rosario, radicamento nella grande tradizione artistico-musicale della Chiesa cattolica.
La Messa tradizionale, soprattutto, ha in sé tali antidoti al relativismo dottrinale e spirituale, da valere da sola quasi tutte le voci che seguono. E tuttavia, nel complesso, mi pare un ottimo programma di lavoro.
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