Ci sono alcune opere letterarie che da anni popolano la mia immaginazione, ben oltre l’effettiva conoscenza che ho di loro. Soprattutto opere lette in gioventù, capite probabilmente a modo mio ma che, nonostante o forse proprio per questo, sono diventate parte del mio sguardo sul mondo. Potrei citare la Chanson de Roland, i Nibelunghi, Una stagione all’inferno di Arthur Rimbaud. Certamente, tra queste, le Eumenidi di Eschilo.
Oreste ha compiuto un atto sacrilego. Ha ucciso, con la complicità della sorella Elettra, la madre Clitennestra, colpevole a sua volta di aver ucciso, insieme al suo amante, il marito Agamennone, padre di Oreste ed eroico guerriero di ritorno dalla conquista di Troia. La stessa Clitennestra, in realtà, ha consumato una vendetta, poiché Agamennone aveva ucciso la loro figlia Ifigenia, di straordinaria bellezza, al fine di propiziarsi gli dei prima di partire per la conquista di Troia. Il gesto di Oreste scatena la furia delle Erinni, anguicrinite dee della vendetta, le quali lo inseguono fino al tempio di Atena Pallade, luogo in cui Oreste trova rifugio.
Si tiene un processo, in cui Oreste è difeso da Apollo, per ordine del quale ha compiuto il matricidio. Al termine del processo Oreste è assolto, grazie anche al voto decisivo di Atena.
Le Erinni, dopo un momento di rabbia iniziale, sono ammansite da Atena e si trasformano in Eumenidi. La vendetta si trasforma in giustizia, la forza bruta e l’istinto accettano un freno dalla ragione. Dietro al diritto e alla giustizia si agitano passioni mostruose e irrisolte, che però trovano un freno nell’esercizio della giustizia, invece che in quello della vendetta. Il cuore dell’uomo non viene completamente domato, ma trova nelle leggi il luogo in cui comporre il conflitto tra pietà e giustizia.
Eschilo stesso aveva certamente combattuto in alcune importanti battaglie contro i persiani, conosceva dunque lo sguardo dell’uomo che torna da una guerra giusta, ma senza farsi illusioni sulle ombre del cuore umano, lo stesso sentimento che possiamo attribuire all’inizio della trilogia ad Agamennone, di ritorno dall’assedio di Troia.
Nelle Erinni che diventano Eumenidi io vedo uno dei punti più alti del mondo antico, un’indagine nel profondo dell’anima umana e delle basi della convivenza civile. Manca ancora il passaggio cristiano della misericordia, ma il terreno è preparato.
Chissà se su questi temi si dice ancora qualcosa nelle scuole? Se oltre tutte le educazioni stradali, ambientali, sessuali, alimentari, si chiede ai ragazzi di riflettere su temi di ampiezza e profondità così sconfinati? Se le lim, i tablet, i test e le competenze possono sostituire tali riflessioni nel cuore dell’uomo? Quali governi pensano alle Eumenidi quando parlano della priorità dell’educazione?
E se anche le scuole fossero travolte dall’ignavia, come trasmettere tutto questo ai nostri figli?
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