Mi è venuta in mente l’ultima scena di Blade Runner, così com’era quando il film fu distribuito nei cinema, nel 1982. Lo so che il finale inizialmente previsto da Ridley Scott era un altro, che poi fu aggiunto in seguito, quando al regista fu concesso di poter rimaneggiare quello che ormai era diventato un classico del cinema di fantascienza.
Dopo l’intero svolgersi della vicenda sotto cieli neri di pioggia ininterrotta, in ambienti bui, chiusi, claustrofobici, iperpopolati, nell’ultima scena finalmente si rivedono un orizzonte ampio e la luce del sole. Finalmente il cielo torna ad essere aperto, il mondo un posto buono, incerto, ma bello, dove l’amore è possibile e il sole a volte splende sui boschi. Dove l’amore e la vita hanno ancora un senso, ma misterioso, non governabile e programmabile a tavolino.
Ecco, quel mondo ancora c’è, là fuori. Non importa quanta pioggia stia cadendo, da quanto tempo. Il mondo è ancora un buon posto in cui vivere, l’amore lo rende migliore, il suo Creatore non si è sbagliato di una virgola: ha preparato un sole perenne, anzi è il sole Lui stesso. Ci chiede solo di alzare lo sguardo e cercarlo. Di rimanere attaccati a quel che ci fa bene, non sia altro che una sola persona, una sola preghiera, una sola lettura, un solo canto.
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