Faccio seguito a un primo post su Charlotte Mason e inizio qui la proposta di una serie di brani tratti dal libro When Children Love to Learn. A Practical Application of Charlotte Mason’s Philosophy for Today, a cura di Elaine Cooper, edito da Crossway Books (Wheaton, Illinois), nel 2004. Questo libro mi ha colpito perché è esattamente quello che promette il titolo: una applicazione pratica della filosofia di Charlotte Mason per i nostri giorni. Un buon approccio al pensiero e ai metodi dell’educatrice inglese, adatto anche per chi non abbia troppe informazioni pregresse e voglia confrontarsi con un testo particolarmente attuale.
Il mio progetto è di continuare in futuro a tradurre i brani di questo volume che mi sembrano più interessanti e voglio ringraziare calorosamente l’editore statunitense, per la sua rapida e gentile risposta alla mia richiesta di usare parte del testo per fini non commerciali.
Il testo ovviamente si riferisce principalmente alla scuola nel mondo anglosassone e spero che talune differenze rispetto al nostro sistema scolastico non impediscano di apprezzare gli argomenti di fondo trattati.
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Il valore del lavoro di Charlotte Mason oggi
di Susan Schaeffer Macaulay
Fino a pochi anni fa, il nome di Charlotte Mason era ampiamente dimenticato. Sembrava quasi che la vasta rete educativa sorta dalle sue idee fosse svanita come una foschia mattutina inglese al sorgere del sole. Se veniva citata, educatori e genitori avevano uno sguardo vacuo.
Tale mancanza di familiarità mi sembrava curiosa ma, riflettendo sulle recenti tendenze educative, mi sono resa conto del motivo per cui la sua filosofia innovativa, basata sui valori cristiani e sulla fede, è declinata. Nella formazione degli insegnanti inglesi nei decenni scorsi Alexander Sutherland Neill (1883-1973) era letto assiduamente e la sua scuola, Summerhill, era considerata esemplare.
L’educazione “progressista” è divenuta la moda, considerata liberatrice del bambino dalle passate costrizioni di una sicura struttura di conoscenze e di comportamento morale. Si trattava di un attacco sostenuto contro l’intero sistema dell’educazione occidentale. Tale ideologia iniziò a catturare non le menti degli insegnanti elementari, che erano di gran lunga troppo occupati nell’insegnare a classi di sessanta o più elementi, ma piuttosto quelle dell’establishment educativo: i formatori degli insegnanti a livello superiore e gli ispettori scolastici. L’educazione “progressista” si è sviluppata con il sorgere di un cambiamento nella formazione degli insegnanti, dal modello di apprendistato-in-classe a corsi superiori basati su letture. Molte delle nuove idee liberali divennero il vangelo educativo che si diffuse sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti. L’effetto di tali idee è stato cumulativo e all’inizio del ventunesimo secolo ne vediamo gli esiti diffusi.
Ero una giovane mamma a Londra quando i muri crollarono, in maniera figurata e reale, negli anni 1960 e 1970. All’epoca gli insegnanti elementari (dai cinque agli undici anni) erano scoraggiati dall’usare qualsiasi forma strutturata di insegnamento. I libri di testo erano banditi, così come le “lezioni” tranquille. Insegnare la fonetica o la tavola delle tabelline era assolutamente disprezzato, in quanto superato come l’uso di un cappello da asino o come dei bambini che lavorassero ordinatamente alla lavagna. I banchi erano uniti tra loro e, attorno, piccoli gruppi di bambini lavoravano su manuali o progetti, individualmente o in gruppo. Un chiasso di chiacchiere in libertà rendeva l’ascolto o la concentrazione difficili per chiunque, eccetto che per i bambini naturalmente più “scolastici”. La confusione era esacerbata dal fatto che le nuove scuole avevano smesso di inserire i muri delle classi. L’”open plan” era il design liberato.
Nelle varie scuole che ho visitato il caos regnava sovrano. Essendo le classi numerose (dai trentacinque ai quarantadue bambini), non era sorprendente che i genitori venissero coinvolti. Una mia amica insegnava a bambini di cinque anni, che avrebbero dovuto imparare a leggere. Seguiva le idee libertarie di rigore, ma si sentiva in colpa per il fatto che nella sua classe nessuno stava apprendendo i rudimenti della lettura per osmosi, come avevano promesso i teorici. Fece sedere i bambini a terra attorno a lei e iniziò a insegnar loro i suoni e le lettere, come le era stato insegnato da bambina. Queste piccole sessioni duravano quindici minuti e i bambini le apprezzavano. A loro piaceva imparare, apprezzavano il fatto di aver penetrato il codice e non sembrava che facessero caso all’ordine e alla disciplina insiti nell’ascoltare seduti in gruppo. Tutto andò bene, fino a che il direttore la colse nell’atto vergognoso. Fu subito convocata nel suo ufficio e le fu detto con decisione: “Non voglio mai più vederti con tutti i bambini che ti ascoltano nello stesso momento. Non devi insegnare loro nessuna particolare sequenza o abilità”.
Nello stesso periodo, una mia amica, una professionista, si rese conto che le sue due brillanti figlie, due gemelle curiose, avevano raggiunto l’età di otto anni senza aver appreso a saper leggere e scrivere o i rudimenti della matematica, nonostante i lunghi giorni di scuola. Si recò dall’insegnante della loro classe, la quale fece una pausa cercando di ricordare le bambine in questione. “Mary? Rachel? Non sono sicura di sapere di chi si tratti. Questa classe è così rumorosa che non conosco i bambini e in realtà è troppo complicato insegnar loro in modo specifico. Potranno imparare quando andranno nella classe successiva, il prossimo anno”.
In tale contesto mio marito, Ranald, ed io iniziammo la ricerca di una filosofia educativa. Doveva esisterne sicuramente una che non schiacciasse i bambini o facesse loro il lavaggio del cervello e tuttavia insegnasse davvero alcune cose che avevano bisogno di sapere passo per passo. Non era possibile che potessero godere della conoscenza, dei libri e della scoperta? Non lo sapevamo ancora, ma stavamo cercando Charlotte Mason e le scuole storiche del PNEU (Parent’s National Education Union), che erano nate dalla sua filosofia di vita ed educazione.
Quando l’abbiamo scoperta, le idee e la scuola non sembravano nulla di straordinario. Per noi incontrare il PNEU è stato come trovare e riconoscere un amico. Molti altri da allora hanno avuto la stessa esperienza. Quando leggono le idee di Charlotte Mason, scoprono che ha articolato molti dei loro stessi pensieri e dato forma alle esperienze loro e dei loro figli. Questo è vero tanto per i genitori quanto per gli educatori professionisti o altre persone intimamente coinvolte nella vita dei bambini.
Le persone sono spesso sorprese dall’evidente semplicità e chiarezza di tale approccio educativo e pensano “Perché?, sì, ovviamente“. Credo che Elsie Kitching (1870-1955) abbia tradotto in parole questa qualità della filosofia della Mason. Ella parla degli uomini saggi che trovano Gesù “nel meno regale dei luoghi” come una parabola del trovare la verità in un luogo inatteso:
“Quando arrivarono non ebbero dubbi. Riconobbero la verità quando la trovarono. Quando incontriamo la verità, credo che notiamo tre cose. Primo, che come in un puzzle i pezzi vanno inaspettatamente al loro posto. Le più piccole verità si affacciano alla mente e sono percepite come connesse, tutto tiene. Allora, da una prospettiva diversa e particolare, rimpiccioliamo il nostro modo di vedere noi stessi e i nostri problemi e, come quei numeri algebrici con gli indici ricorrenti, tutto si fa via via più chiaro. Questo potrebbe essere un processo deprimente, ma non è così, perché la verità è sempre più grande dell’uomo e indipendente da noi.
Tuttavia, ed è ciò che mi colpisce maggiormente, per quanto sia in questo senso aliena, strana e sorprendente, la verità è sempre un’amica; ciò che è estraneo viene riconosciuto, la sorpresa è ricca di gioia. Una vecchia conoscenza!”
Questa citazione sottolinea un punto focale di ciò che stava avvenendo nell’educazione “liberata” degli anni 1960 e 1970. La nostra cultura ha abbandonato l’intelaiatura sottesa alla nostra visione comune circa gli esseri umani e la vita. La nostra tradizione di stampo cristiano ci dava una visione del mondo per la quale le persone riconoscevano alcune verità. Nonsperavano che la vita avesse una trama ragionevole, ma lo sapevano. Tale intelaiatura significava un’infrastruttura sicura per il pensiero e la pratica educativi. Alcuni fatti erano veri. Per comprendere la realtà, i bambini e gli studenti dovevano conoscere tali fatti. Gli studenti erano equipaggiati per perseguire vari campi della conoscenza tramite l’acquisizione in primo luogo della tre R.1 Nella storia educativa europea ciò significava conoscere il latino e possibilmente il greco per poter avere accesso alla tradizione e alla cultura condivise da tutte le persone colte in Europa. Il latino era la lingua franca, proprio come lo sta diventando oggi l’inglese.
Nel passato, gli studenti superiori erano una piccola percentuale del totale della popolazione. Molti bambini erano considerati non portati per gli studi accademici. Una crescita responsabile verso l’età adulta era il frutto della vita con gli adulti che insegnavano il codice di comportamento e le abilità nelle varie aree di una società civilizzata. Per la maggior parte dei bambini, tale processo aveva luogo a casa e poi nel villaggio o nella città: una trama di vita sufficientemente ricca. Essi sviluppavano la disciplina, le abilità e l’autostima in quanto si richiedeva loro di padroneggiare una piccola area di conoscenze e/o di perizia. Solitamente il loro apprendimento aveva un legame diretto con ciò che avrebbero fatto come lavoro per il resto della vita. Chiunque conveniva che ci fosse un codice morale veritiero che bisognava conoscere con sicurezza. Si conveniva che è sbagliato togliere una vita, rubare e commettere adulterio. Persino le persone non religiose provavano un senso di colpa, vergogna e probabilmente rimorso. Le cose erano buone o cattive, vere o false, un dovere o una perdita di tempo. Si accettava che Dio esiste davvero, non quale proiezione personale o fantasia speranzosa. Questi chiari limiti fornivano una mappa per la vita.
I bambini erano teneramente amati o trattati crudelmente, proprio come lo sono oggi. Gli esseri umani sono sempre rimasti gli stessi. Alcuni sono buoni e amano e servono i bambini a loro affidati, altri sono indifferenti, duri, dittatoriali e ricorrono a punizioni crudeli. In ogni epoca alcune persone hanno trattato i bambini come cose, piuttosto che come persone uniche, e gli adulti hanno trovato il modo di servirsene.
La maggior parte delle scuole progressiste volevano davvero il bene dei bambini. Ma è impossibile raggiungere tale scopo senza il realismo della verità che faccia, almeno fino a un certo punto, da intelaiatura. Gli ideali non possono essere realizzati dai soli buoni propositi. Nella storia è continuamente accaduto che le speranze fossero disattese a causa di persone che non hanno affrontato la realtà.
(Segue…)
1. Le tre R, in inglese, corrispondono alle tre discipline di base del percorso scolastico: Reading, Writing, Arithmetic (leggere, scrivere, aritmetica). Ndt.
Taken from When Children Love to Learn. A practical Application of Charlotte Mason’s Philosophy for Today by Elaine Cooper (editor), © 2004, location 130-180 Kindle edition. Used by permission of Crossway, a publishing ministry of Good News Publishers, Wheaton, IL 60187, www.crossway.org.
Traduzione: Canone Occidentale
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