Negli Usa esiste una fondazione attiva dal 1986, fondata da Eric Donald Hirsch, Jr.: la Core Knowledge Foundation. Se volete qualche notizia la potete trovare qui.
Si tratta di una fondazione all’origine di una serie di volumi che vanno da What Your Preschooler Needs to Know, passando via via per tutti i gradi scolastici fino a What Your Sixth Grader Needs to Know: in termini di scuola italiana, dai due anni circa fino al primo anno della scuola secondaria di primo grado (scuola media).
In pratica si tratta di un ampio progetto che pone l’accento su un curriculum scolastico coerente, che costruisca ogni conoscenza dei bambini su nozioni precedentemente trasmesse. Nelle intenzioni della Core Knowledge Foundation si tratta di porre rimedio all’incoerenza dei curricula scolastici, che negli Stati Uniti possono variare anche fortemente da stato a stato, da scuola a scuola e persino tra le varie classi della stessa scuola.
L’idea di fondo è che una vera integrazione culturale si possa costruire solo creando delle basi di conoscenza comune condivisa, dicendo con precisione e nel dettaglio quali contenuti dovrebbero essere acquisiti nei vari gradi dell’istruzione primaria. Tale intuizione, in teoria banale, ma in pratica fortemente in contrasto con tutte le più diffuse teorie pedagogiche sull’autoistruzione, l’apprendimento tra pari, il primato delle competenze sulle conoscenze, ha la conseguenza pratica di permettere agli insegnanti di avere programmi chiari e dettagliati su cui basare il proprio lavoro, dà modo alle famiglie di seguire e valutare i progressi dei propri figli, eventualmente anche con integrazioni qualora fosse necessario, ma soprattutto dà ai bambini la sicurezza di apprendere le varie materie ordinatamente, di poter cambiare scuola o città senza trovarsi spaesati, senza ripetere più volte alcuni argomenti, magari saltandone del tutto degli altri che poi, in un momento seguente della loro istruzione, qualcuno darà per acquisiti.
La certezza dei contenuti del programma ha un effetto fortemente “democratico”, permette anche ai nuovi cittadini di assimilare le basi comuni della cultura del paese in cui si trovano. Inoltre non si tratta di annullare le differenze di stili cognitivi o l’autonomia degli insegnanti, ma di dare a tutti la certezza delle tappe di un certo percorso.
I programmi di quella che è stata chiamata la Core Knowledge Sequence sono rivisti continuamente da una team di insegnanti, di esperti e di genitori, in modo da essere sempre più coerenti internamente e rispondenti alle esigenze culturali di ragazzi del nostro tempo. La caratteristica del programma forse più convincente è l’alto livello di formazione letteraria: sin da piccoli ai bambini sono proposte decine di fiabe, racconti popolari, proverbi, provenienti da varie culture del mondo, anche se con un’ovvia prevalenza della cultura anglosassone. Si passa poi alla lettura di interi capitoli e opere letterarie integrali, si affrontano i vari argomenti storici con un’abbondanza di racconti riguardanti episodi e personaggi storici. Si propone la lettura di alcune fonti originali. Si dà molta importanza al curriculum scientifico e a quello geografico. Si propone la matematica in maniera non solo intensiva, ma fortemente ragionata.
Ovviamente il curriculum proposto dalla Core Knowledge Foundation ha una forte connotazione nord-americana, ad esempio la storia americana ha un ruolo prevalente che non potrebbe mai avere qui in Europa, tuttavia ritengo che di base si tratti di una grande intuizione.
Negli Stati Uniti è nato e si è sviluppato un forte movimento di singoli insegnanti, poi intere scuole, che aderiscono alla Core Knowledge Sequence e che costituiscono tra loro un network estremamente proficuo. Inoltre numerosi homeschoolers hanno adottato la sequenza per il proprio lavoro domestico, dando vita in tal modo a un movimento di cui tenere conto anche a livello nazionale.
Ciò che ho letto in proposito conferma i risultati molto positivi di tale curriculum, che ormai vanta quasi trent’anni di esperienza.
In Italia, invece, i più arditi paladini dell’americanismo forzato sembrano attardarsi sullo step precedente: ancora sembrano grandi conquiste le competenze, l’autoapprendimento, una scuola del saper fare piuttosto che del sapere.
Non penso che il Core Knowledge Curriculum si possa importare così com’è nella scuola italiana, ma sarebbe bello se nel dibattito intenso sul livello dell’istruzione in Italia e sui necessari tentativi di riforma si tenesse conto anche di esperienze fortemente volte al recupero di una base comune di conoscenze, invece delle solite apologie di LIM, tablet e WI-Fi, i quali, se proprio possono avere un ruolo, è quello di strumenti, non di obiettivi del sistema scolastico.
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